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Piano salva casa: di cosa si tratta

15/04/2024 Autore: Manuela Margilio

Quali sono gli interventi che potrebbero rientrare in sanatoria

Molti sono gli interventi edilizi che rientreranno in sanatoria: difformità di natura formale, connesse alle incertezze interpretative legate alla disciplina vigente; difformità edilizie interne, nei casi in cui all’interno dell’abitazione il proprietario abbia effettuato delle lievi modifiche; doppia difformità, criterio che ha impedito ad alcuni interventi di essere sanati al momento di realizzazione del lavoro. Si punta infine al conseguimento di cambi di destinazione d’uso degli immobili che appartengono a categorie omogenee.

L’intento è quello di agevolare i piccoli proprietari per consentire loro di effettuare interventi di ristrutturazione o la vendita dell’immobile. Obiettivo collaterale è quello di ridimensionare i carichi di lavoro degli uffici comunali, intervenendo anche sulle procedure amministrative.

Difformità interne

È il caso più frequente: esaminando la planimetria della casa acquistata si riscontra che non c’è corrispondenza tra quanto riportato nel documento e l’organizzazione degli spazi interni. Sulla base delle nuove misure sarebbe possibile arrivare ad una regolarizzazione della situazione di fatto. Si potrà sanare muri spostati, differente posizionamento delle finestre, presenza di soppalchi.

Doppia conformità

Secondo quelle che sono le normative attualmente in vigore per poter sanare una costruzione in assenza di permesso di costruzione o di titolo abilitativo oppure in difformità ad esso, è indispensabile conseguire la doppia conformità, ovvero la conformità in base alla legge del tempo di esecuzione dell’intervento e alla legge del tempo in cui è stata richiesta la sanatoria. Con il piano salva casa ci si propone di abolire questo criterio bloccante della doppia conformità, rendendo bastevole la conformità ottenuta in almeno uno dei due momenti. È evidente come si conseguirà una velocizzazione del sistema.

Case d’epoca

Viene prevista una regolarizzazione per gli immobili acquistati prima degli anni 60 carenti di documentazione sullo stato legittimo.

Novità anche in tema di tolleranze. Attualmente sono considerate legittime le variazioni pari al 2% rispetto al titolo. Il proposito è quello di aumentare questa percentuale per arrivare al 5%, in riferimento agli immobili più vecchi (immobili costruiti prima del 1985).

La misura illustrata evidenzia l’intento di contemperare una duplice esigenza talora in conflitto, ovvero quella di garantire la conformità legale ma nello stesso tempo anche una flessibilità abitativa. Sono evidenti gli impatti sul tessuto urbano. Non si può prescindere dalla garanzia sulla sicurezza e l’estetica degli edifici.

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